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Novembre 1, 2020 Gladio 0

DDL Squeri :

Riconoscimento del servizio volontario civile prestato

nell’organizzazione nordatlantica “Stay Behind Nets”

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XVII LEGISLATURA  N. 2102

CAMERA DEI DEPUTATI

PROPOSTA DI LEGGEd’iniziativa del deputato SQUERIRiconoscimento del servizio volontario civile prestato nell’organizzazione nordatlantica «Stay Behind Nets»Presentata il 18 febbraio 2014 Onorevoli Colleghi! Nobile e forte è stato il discorso pronunciato dal Presidente della Repubblica per le celebrazioni del 25 aprile 2009, con il quale il ricordo dei militari, dei partigiani, di semplici civili e di popolazioni intere vittime della violenza nazifascista durante la Resistenza è divenuto «memoria condivisa» di tutti gli italiani e parimenti condivisa è diventata la pietà per coloro che caddero tra le fila delle Forze armate della Repubblica di Salò e per le famiglie che li ricordano. 
      Altrettanto importante ed esemplare è stato l’intervento del Capo dello Stato, a Cuneo, rivolto ai partigiani della Federazione italiana volontari della libertà, con il quale esprimeva il suo vivo ringraziamento per aver avuto la possibilità di rendere a tutti loro un doveroso omaggio in quanto «indiscussi portatori di fondamentali valori di attaccamento alla Patria e allo Stato». Analogo intervento è stato fatto a Faedis (Udine), il 29 maggio 2012, giorno in cui lo stesso Presidente Napolitano ha reso omaggio alle vittime delle Malghe di Porzus (7 febbraio 1945) pronunciando queste concilianti parole: «Le ragioni, quelle palesi e quelle occulte, per le quali dei partigiani garibaldini membri di una formazione legata al partito comunista italiano uccisero altri partigiani della formazione Osoppo, ci appaiono oggi incomprensibili, tanto sono lontane l’asprezza e la ferocia degli scontri di quegli anni e la durezza di visioni ideologiche totalitarie. Non fu certo questo – occorre ribadirlo con forza – il carattere fondamentale della Resistenza italiana che seppe mantenere uno spirito unitario e condusse, con comune impegno, la lotta contro il nazismo ed il fascismo repubblichino». 
      Esemplare fu anche l’intervento fatto a Onna il 25 aprile 2009 dall’allora Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, che affermò come «il nostro Paese ha un debito inestinguibile verso quei tanti giovani che sacrificarono la vita, negli anni più belli, per riscattare l’onore della patria, per fedeltà a un giuramento, ma soprattutto per quel grande, splendido, indispensabile valore che è la libertà. Lo stesso debito di gratitudine lo abbiamo verso tutti quegli altri ragazzi, americani, inglesi, francesi, polacchi, dei tanti paesi alleati, che versarono il loro sangue nella campagna d’Italia. Senza di loro, il sacrificio dei nostri partigiani avrebbe rischiato di essere vano. E con rispetto dobbiamo ricordare oggi tutti i caduti, anche quelli che hanno combattuto dalla parte sbagliata sacrificando in buona fede la propria vita ai propri ideali e ad una causa già perduta. Questo non significa naturalmente neutralità o indifferenza. Noi siamo – tutti gli italiani liberi lo sono – dalla parte di chi ha combattuto per la nostra libertà, per la nostra dignità e per l’onore della nostra Patria». 
      In questa nuova atmosfera di tolleranza e di maturità civile, che coinvolge l’intera società italiana, è giusto non dimenticare sia i coraggiosi e valorosi partigiani italiani della Resistenza sia tutti gli altri italiani che in epoca successiva, non hanno esitato un istante ad arruolarsi nelle Forze armate italiane quando lo Stato maggiore della difesa, in previsione di una temuta invasione dell’Italia da parte di eserciti stranieri, ha chiesto la loro disponibilità ad adempiere al preciso obbligo morale sancito dall’articolo 52 della Costituzione, il quale stabilisce che «La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino». 
      Di fronte a tale richiesta, che fa appello alla nobiltà dell’animo di chi la riceve, questi italiani hanno, incondizionatamente e con pieno convincimento, deciso di aderire al riservato invito di arruolarsi in una speciale unità delle Forze armate italiane che li avrebbe adeguatamente istruiti e preparati a svolgere un’attività clandestina di tutela e di difesa di interessi nazionali, un’attività partigiana che sarebbe dovuta entrare in funzione nella sola malaugurata evenienza di un’invasione militare. 
      Questi nostri concittadini hanno deciso di mettere a repentaglio la propria vita per nobili princìpi e hanno gratuitamente e volontariamente sacrificato il loro tempo libero per conseguire uno specifico e lungo addestramento al solo fine di essere pronti a intervenire nel caso in cui si fosse realizzato tale temuto evento. 
      Per oltre trentacinque anni hanno svolto, in modo silenzioso e senza nulla chiedere, la delicata e rischiosissima funzione di fedeli custodi dei princìpi di libertà e di democrazia di tutti gli italiani, tutti noi compresi. 
      Sul piano dei loro meriti, questi nostri concittadini sono senz’altro parificabili ai partigiani che hanno combattuto per la liberazione dell’Italia durante la Resistenza. Erano, indistintamente, animati dallo stesso spirito di combattere per la liberazione della Patria, principio che è alla base della nascita della nostra Repubblica. 
      Consentitemi di citare mio padre, partigiano cattolico nelle fila della Brigata Garibaldi del monte Penna, che proprio nell’Aula della Camera dei deputati intervenne rivolgendosi alla Presidente della Camera onorevole Nilde Iotti. Disse che «la Resistenza per noi è stata una rivolta dello spirito fatta di sacrifici, di coraggiosa e composta fierezza, non contro altri uomini, non contro questo o quel programma politico, nel qual caso, almeno noi, non saremmo arrivati ad impugnare le armi, ma contro la concezione dello Stato come assoluto, dispotico, mortificante il valore della dignità dell’individuo. Per noi la Resistenza è stata eroica affermazione del diritto della persona alla vita e ad una vita libera». 
      L’unica differenza, fra queste due categorie di meritevoli cittadini, sta nel fatto che l’istruzione alla guerra non convenzionale dei partigiani della Resistenza è avvenuta dopo il verificarsi dell’invasione, con tutte le funeste conseguenze dovute all’inevitabile improvvisazione, mentre quella degli altri è stata iniziata e perfezionata prima che la malaugurata evenienza si verificasse; evenienza che, fortunatamente, non si è mai verificata. Sul piano dei meriti, quindi, non può esservi un diverso metodo di valutazione e, come ebbe a ricordare di recente il Presidente della Repubblica, quando si tratta di onorare questi nobili princìpi non sono ammesse divisioni o differenziazioni fra coloro che hanno dato prova di esserne reali e comprovati portatori. 
      Il possesso dei nobili valori di attaccamento alla Patria e allo Stato di questi nostri concittadini che hanno costituito un prezioso baluardo a guardia e a difesa della libertà della nostra Patria è «certificato» dalla lettera di congedo che ciascuno di loro ha ricevuto dal direttore dello specifico servizio militare che, per conto dello Stato maggiore della difesa, e quindi della Patria, gestiva la struttura militare speciale a cui appartenevano. Detta struttura militare è stata sciolta, per decisione governativa, il 27 novembre 1990, decisione che ha anche certificato la sua legale e regolare istituzione. Sul piano giudiziario, la corte di assise di Roma, successivamente, ne ha riconfermato la legittimità con la sentenza n. 17 del 3 luglio 2001. 
      Per questo motivo ritengo che oggi sia nostro preciso dovere, cioè dovere di tutti noi che rappresentiamo il popolo italiano, approvare, con il consenso più vasto possibile, un provvedimento di riconoscimento dei loro meriti nell’avere fedelmente, silenziosamente, volontariamente e gratuitamente adempiuto, senza godere di alcuna gratificazione al di fuori di quella morale, al riservato ma ufficiale incarico di carattere militare di vegliare sulla conservazione dei diritti di libertà di pluralismo democratico di tutti gli italiani. 
      La presente proposta di legge fa sì che questi valori e meriti si concretizzino in un giusto riconoscimento istituzionale, con esclusione di qualsiasi effetto di tipo economico, per tutti questi civili che sono stati inquadrati ed hanno prestato servizio in una legittima struttura militare, agli ordini dello Stato maggiore della difesa che rappresentava ufficialmente la Patria. In conformità al superiore dovere sancito dall’articolo 52 della Costituzione, questi coraggiosi cittadini hanno dato la loro consapevole e convinta disponibilità a servire la Patria, al di sopra di ogni distinzione di credo ideale, politico o religioso, o di appartenenza sindacale. 
      Con l’articolo 1 della presente proposta di legge è sancita l’equiparazione al servizio presso le Forze armate dello Stato del servizio volontario prestato presso la rete italiana dell’organizzazione clandestina nordatlantica «Stay Behind Nets», da parte dei suoi membri cosiddetti «esterni», ossia reclutati tra coloro che avevano già assolto i propri obblighi militari ma che non appartenevano in servizio permanente alle Forze armate, ovvero tra cittadini di entrambi i sessi anche se non risultavano assoggettati a tali obblighi. Questa equiparazione non costituisce un caso isolato nell’ambito del nostro ordinamento giuridico, in quanto in passato si è già provveduto allo stesso modo per il Corpo volontari della libertà con la legge 21 marzo 1958, n. 285. L’equiparazione anzidetta rileva esclusivamente sotto il profilo politico, morale e anche sul piano militare, posto che l’articolo in esame espressamente esclude al riguardo qualsiasi effetto retributivo, previdenziale e assistenziale. 
      Il medesimo articolo 1 dà mandato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, su relazione dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE), di certificare la pregressa appartenenza alla rete italiana della predetta organizzazione, su istanza di ciascuno dei 622 nominativi dell’elenco previsto dall’allegato 1, dalla relazione dell’allora Presidente del Consiglio dei ministri Giulio Andreotti, trasmessa ai due rami del Parlamento il 26 febbraio 1991, e nell’osservanza delle vigenti disposizioni dettate in materia di segreto di Stato. In caso di morte di uno di questi 622 cittadini italiani, su istanza di un loro erede legittimo. 
      Con l’articolo 2 è prevista l’istituzione di un distintivo onorifico, per gli appartenenti alla struttura, che può essere portato dagli aventi titolo in base alle disposizioni vigenti in materia. 
      L’articolo 3, da ultimo, sancisce l’equiparazione dell’Associazione italiana volontari Stay Behind, costituita in data 4 febbraio 1994 tra i civili appartenenti alla disciolta struttura, alle altre associazioni d’arma riconosciute dal Ministero della difesa. PROPOSTA DI LEGGEArt. 1.(Servizio prestato a titolo gratuito presso la disciolta struttura «Stay Behind Nets»).

      1. Il servizio volontario prestato come personale civile esterno, dai soggetti non inquadrati permanentemente nelle Forze armate, nella rete italiana dell’organizzazione clandestina nordatlantica «Stay Behind Nets», istituita nell’ambito dell’Alleanza del Nord Atlantico dai Governi del Regno Unito di Gran Bretagna e dell’Irlanda del Nord, della Repubblica francese, del Regno del Belgio, del Regno dei Paesi Bassi, del Granducato del Lussemburgo, della Repubblica italiana, del Regno e poi Repubblica di Grecia e della Repubblica federale di Germania, di seguito denominata «struttura Stay Behind», sciolta dal Governo italiano in data 27 novembre 1990, è equiparato al servizio prestato presso le Forze armate dello Stato, con esclusione di qualsiasi effetto ai fini retributivi, previdenziali e assistenziali.
      2. L’appartenenza alla struttura Stay Behind è certificata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, in conformità alla proposta formulata e su richiesta degli interessati, o, in caso di loro morte, di un loro erede legittimo a nome e per conto di tutti gli altri eventuali eredi, con il supporto dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE), nell’osservanza delle disposizioni contenute nella legge 3 agosto 2007, n. 124. Ai fini di cui alla presente legge, per interessati si devono intendere i 622 cittadini italiani inclusi negli elenchi nominativi suddivisi per regione di appartenenza di cui all’allegato 1 annesso alla relazione sulla vicenda «Gladio» presentata alle Camere dal Presidente del Consiglio dei ministri il 26 febbraio 1991.
      3. La certificazione di cui al comma 2, relativa al personale civile esterno comunque appartenente ad altro titolo alle Forze armate dello Stato e non transitato nel servizio permanente effettivo, è trasmessa a cura dell’AISE agli uffici competenti a custodire la documentazione caratteristica e matricolare degli interessati, al fine della relativa trascrizione con decorrenza dalla data di arruolamento nella struttura.Art. 2.(Distintivo onorifico).

      1. Con decreto del Ministro della difesa è approvato il modello di distintivo onorifico, di cui all’allegato A annesso alla presente legge, che il personale militare interno, già appartenente alla struttura Stay Behind e ancora in servizio nelle Forze armate dello Stato, ha facoltà di portare sull’uniforme.
      2. Il personale interno ed esterno, già appartenente alla struttura Stay Behind e congedato dalle Forze armate dello Stato, ha facoltà di portare il distintivo di cui al comma 1 con le medesime modalità del personale in servizio, se autorizzato a vestire l’uniforme militare secondo le vigenti disposizioni.
      3. Il personale esterno ha diritto di portare sull’abito civile, in occasione di cerimonie militari e di manifestazioni dell’Associazione di cui all’articolo 3, il distintivo di cui al comma 1 del presente articolo.Art. 3.(Associazione Stay Behind).

      1. L’Associazione italiana volontari Stay Behind, costituita in data 4 febbraio 1994 quale associazione non riconosciuta, è riconosciuta quale associazione combattentistica e d’arma ed è iscritta nel relativo elenco tenuto dal Ministero della difesa.

ALLEGATO A
(Articolo 2, comma 1)DISTINTIVO ONORIFICO DEGLI APPARTENENTI ALLA STRUTTURA MILITARE SPECIALE «STAY BEHIND»

        Distintivo di riconoscimento per il personale interno ed esterno già appartenente alla disciolta struttura militare speciale «Stay Behind» da riprodurre in metallo di colore aureo smaltato, provvisto sul recto di due idonei perni di fissaggio, con i relativi fermi a clips o a vite, o in alternativa di spilla, con chiusura di sicurezza, per l’applicazione diretta sull’uniforme o su apposito pendente in cuoio, e in gomma pressofusa a rilievo (a colori) su base di tessuto, o in alternativa in filo ricamato (a colori) su stoffa, con supporto in velcro per l’applicazione diretta sull’uniforme, nella misura ingrandita del 60 per cento del distintivo base.DESCRIZIONE ARALDICA

        Il distintivo rappresenta un trofeo d’armi costituito da uno scudo difensivo rotondo con la croce atlantica della NATO in campo blu, che riporta nella parte bassa la scritta «Stay Behind» con sopra posto, in posizione di parata al traverso, un gladio nobile di tipo iberico (non impugnato da alcuna mano), con la lama snudata e la punta celata parzialmente da un soffice nastro con i colori nazionali riportante il motto «silendo libertatem servo», realizzato come da disegno sotto riportato, eseguito in scala 1:1, iscritto entro una circonferenza del diametro di 50 millimetri.LEGENDA COLORI

         emblema della NATO: croce con rosa dei venti inscritta entro una circonferenza bianca campo blu su scudo con bordo giallo oro;

        – scritta «STAY BEHIND»: giallo oro;

        – gladio iberico: lama giallo oro, impugnatura avorio, guardia e pomo marrone;

        – nastro tricolore: colori nazionali italiani verde, bianco e rosso;

        – motto «SILENDO LIBERTATEM SERVO»: nero.